Il Simbolismo del Labirinto tra Mito e Leggenda

Nel nostro Tempio è labirintica la configurazione del pavimento a scacchiera bianca-nera, ma perdersi in esso non è possibile a condizione che - si conoscano l’ordine e la misura dei passi.

Il neofita per uscire dal – Caos interno a se stesso e incominciare il suo personale cammino sapienziale dovrà imparare a misurarsi con umiltà, ad interrogarsi in modo continuativo e affidarsi ai Maestri, per decidere gradualmente la direzione da dare al proprio personale percorso. Egli, deve imparare a discernere tra la privata e grezza interiorità e gli intenti di mutazione spirituale allo scopo di abbattere i “mostri” identificabili tra le sue caratteristiche debolezze e imperfezioni. Dovrà tenere stretto a sé il filo della propria coscienza allo scopo di continuare l’incessante opera di perfezionamento che è la condizione ineliminabile di ogni buon massone.

Il Chaos, è rappresentativo del piano orizzontale di tutto ciò che è terragno, rozzo, denso e poroso. È l’hic et nunc- il - qui e ora- dell’esistente della mente profana, della corporeità fisica e sensoriale pregnante di rozza grossolanità materiale, quella chiamata da Cartesio res exstensa; la realtà fisica che è estesa, limitata e inconsapevole. È questo quindi - l’errare dell’uomo che non trova la meta. Simbolo di tale condizione è il dedalo.

Il dedalo è lo spazio chiuso in cui peregrina senza sosta l'uomo che si lascia guidare da un senziente orientato solo dalle percezioni sensoriali. Tale stato mostra innumerevoli possibilità immanenti e indica scelte apparenti e spesso contraddittorie. È il simbolo della vita esteriorizzata dove regnano solo scontri, egoismi confusione, dipendenze e l’irrazionale e istantanea fame di soddisfazione dei bisogni primari. Il profano guidato e ingannato dalla propria rozza ignoranza, sviluppa una cosciente emotivo volto solo a ciò che è tangibile e facilmente spiegabile, ciò che è definibile come - dedalo dell’anima – dedalo, gremito di tortuosità e angoli oscuri, i quali portano facilmente a vicoli ciechi, senza via d’uscita. La ragione del profano è asservita al caos e ingannata dai suoi stessi sensi, manda informazioni false allo Spirito,il quale reso così inibito è vanificato nella possibilità di sviluppo evolutivo e trasformativo, “gira a vuoto” intorno alle proprie confusioni e resta intrappolato nei meandri della materialità.

L’iniziato veste invece l’abito del viandante. Ha intravisto la luce e la persegue anche se ancora lontana. Il suo scopo è quello di avvicinarsi sempre più alla fonte di luminosità. È un cercatore che deve trasferire la sua ricerca - dal dedalo al labirinto– tra fiochi raggi di luce intravisti, avvicinandosi pian piano alla luminosità deve far sì che possa pervenire come per – irradiazione – all’espansione di altre facoltà, all’assimilazione della propria res cogitans - l’innalzamento spirituale– facoltà che gli permetterà l’evoluzione del pensiero, del volere e dell’agire con consapevolezza. In tale concezione si ritrova allora la pregnanza del significato di - labirinto - sdoppiato nei due termini –labor eintus – i quali rimandano inequivocabilmente al processo incessante del - lavoro interiore. La sgrezzatura del proprio essere “pietra” deve spostarsi ad un piano elevato – verticale - un piano psichico e meta-cognitivo capace di accedere agli strati più “fini” dell’intelletto. Se il dedaloè stato rappresentativo della vita esteriore, il labirinto simboleggia la vita interiore, ciò che è discernimento, meditazione, ponderazione e per citare Immanuel Kant, ciò che è: “conoscenza  riflessiva e competenza critica”. Concezioni queste, immutate e sublimate dalla - săpĭentĭa iniziatica– che per rendersi fruibili a tutte le menti vengono illustrate attraverso i miti e le simbologie.

Contrariamente al dedalo il cammino nel labirinto termina al centro.

Lo stesso cervello umano è labirintico, composto da un gran numero di circonvoluzioni, ma capace di codificare e de-codificare modalità progettuali, di pianificazione e strategie di problem-solving, per poter utilizzare al meglio le sue immense possibilità superiori, ma pertanto, occorre prima trovare l'uscita dal dedalo delle percezioni sensoriali. 

Il Labirinto - della vita interiore - riconosciuto dalla Tradizione massonica, segna per l'Apprendista il passaggio dal proprio pavimento di comprensione personale e separativa, al Pavimento del Tempio dove, grazie ai sistemi simbolici ed alla meditazione i sentieri dell’evoluzione spirituale divengono regolari e conoscibili - Vie di Scienza Iniziatica. L’ingresso nel labirinto presuppone l'abbandono, da parte del cercatore, del mondo esteriore.