Il Nostro Tempio

Abbiamo costruito in nostro Tempio.

È una casa nella quale ci ritroviamo a stare insieme.

Ogni cosa che è stata messa al suo posto ci ricorda quanto piccoli siamo davanti all'eterno, Architetto e Costruttore del mondo e dell'Universo.

Da noi le parole amore e fratellanza hanno un significato reale, per questo solo chi ha un cuore per ricevere e per dare può essere su questi scanni: dalla tua bocca, Sorella, non sentirò mai dire "questo è mio"; mai le tue parole o i tuoi comportamenti mi offenderanno, mai mi farai sentire inferiore a te...

Le nostri voci saranno sempre un unico, armonico coro, la cui melodia attraverserà le strade dei nostri paesi ed entrerà nelle case, regalando umana solidarietà.

Nessun argomento di conversazione ci dividerà, perché ognuna rispetterà l'opinione dell'altra.

Questo tempio non è una Chiesa, ma un luogo ugualmente sacro, perché sacro è l'essere umano che lo vive e che lo anima.

Coloro che hanno la fortuna di poter contemplare tanta magnificenza sapranno essere certamente, nella vita di tutti i giorni, buone madri, fedeli compagne, oneste lavoratrici e, sicuramente, cittadine del mondo, perché hanno coscienza di cosa sia l'AMORE UNIVERSALE.

Pensieri della Gran Maestra

Elisabetta Fatima Porchia 3.•. 33.•.

La Grande Quercia

La grande quercia sta immobile, dritta con i suoi rami nodosi e la sua folta chioma.

Tante tempeste ha visto abbattersi su di lei, ma, forte e robusta, non si è fatta scalfire dalle intemperie e regge intatta il tempo.

Lo stanco viandante che tanta strada ha lasciato alle spalle, si è trovato per caso sotto la sua accogliente ombra e ne ha fatto la sua dimora.

Dimenticando affanni e stanchezza ha assaporato una nuova identità.

Forte la quercia vigila su di lui nell’alternarsi delle stagioni.

Nel rigido inverno egli trova tepore e ristoro avvolto nei suoi rami, nell’estate calda si lascia avvolgere dalla fresca ombra.

Insieme, la quercia e il viandante, sembrano un’unica cosa.

Dalla fertile terra, attraverso le sue radici, l’albero trae la sua linfa vitale e non vuole a nessun costo che vada dispersa.

La incanala in piccoli rivoli sotterrai che, man mano, affiorano sulla superficie della terra.

Essi si diramano diffondendosi moltiplicandosi, amalgamandosi.

Duro è il loro percorso perché tanti ostacoli trovano e non scorrono agevolmente.

Tutto sembra fermarsi.

Poi, però, la forza di quella linfa li aiuta a procedere, a ricongiungersi, a moltiplicarsi, ad amalgamarsi.

Il viandante non sta a guardare, porge la sua mano all’albero.

Lo aiuta a ricomporre i rivoli finché egli stesso scorre come linfa essendo ormai diventato pianta.

Nulla di ciò che nasce dall’amore e dal sacrificio deve andare vanificato e disperso.

La linfa altro non è che vita.

La Massoneria tutta è anch’essa un inno alla vita.

Fratelli, restiamo vicino all’albero e alimentiamoci perché esso rappresenta la nostra vita.

Dedicata al Gran Maestro Nicola Tucci 3.'. 33° 

dalla Gran Maestra ELisabetta Fatima Porchia 3.'. 33°

Il Labirinto

L'esistenza stessa può considerarsi suggestivamente un labirinto

in cui è facile entrare ma è difficile muoversi nella direzione giusta,

tanto le scelte possono essere imponderabili.

La presenza del labirinto è nel mito e nella storia.
Da quello di Minosse

ai graffiti rupestri, dai pavimenti musivi fino ai giardini del Seicento,

oggi rappresenta una strategia architettonica.

È anche un percorso d'angoscia denso d'incognite,

nonché la rappresentazione del caos contrapposto al naturale ordine delle cose.

Il labirinto è lo specchio di qualcosa che sottolinea

la vulnerabilità del singolo di fronte alla forza dell'ignoto.


Il labirinto – scrive il filosofo Gabriele La Porta: “può essere tradotto anche come – enigma- un - nodo da sciogliere- un - problema. L’uomo che riesce a risolvere l'enigma scopre che - il mondo è apparenza - e che l'unica realtà è la sostanzialità di Dio”.